Dalla terra rossa del Circolo Tennis Barletta alle prospettive per domani: il racconto di un open che riaccende passione, identità e ambizioni sportive
Nel silenzio del circolo, a poche ore dalla finale, il Circolo Tennis Barletta sembra un altro luogo rispetto ai giorni appena trascorsi. La terra rossa è ancora segnata dai passi dei giocatori, le tribune sono smontate a metà, le righe bianche impolverate di pallina. Per una settimana intera questi campi hanno riportato Barletta al centro del tennis internazionale, con quell’atmosfera che solo l’Open Città della Disfida sa creare.
L’edizione 2016 si è chiusa con la vittoria dello svedese Elias Ymer vincente, capace di imporsi contro Adam Pavlásek in una finale combattuta, fatta di scambi veloci e grande caparbietà. Un torneo di alto livello, illuminato da un tabellone che ha portato in riva all’Adriatico nomi come Dutra Silva, Carballés Baena, Gastão Elias e Sijsling. Più dei risultati, però, a colpire è stata la risposta della città: tribune piene, entusiasmo diffuso, un ritorno di passione che Barletta sembrava aspettare da tempo.
Dentro questo piccolo stadio all’aperto il tennis non è stato solo competizione. È stato ritrovo, identità, memoria. Il Circolo Tennis Barletta vive da anni in simbiosi con il Challenger, che ne ha accompagnato la crescita, l’ha messo sulla mappa, l’ha reso un punto di riferimento per tutto il territorio. Lo si è percepito negli sguardi dei bambini della scuola tennis, negli applausi dei soci più anziani, nelle mani dei volontari alternatisi tra segreteria, tribune e campo.
Un torneo internazionale, certo, ma con una forte anima cittadina. Le giornate dell’Open hanno mostrato come il circolo possa essere molto più di un luogo di gioco: uno spazio sociale, un punto di incontro, un pezzo vivo della comunità barlettana. La presenza di pubblico, appassionati e semplici curiosi ha confermato che in città esiste ancora una base solida di interesse per il tennis.
È qui che si apre il discorso sul futuro del circolo. Questa edizione ha mostrato un’organizzazione solida, capace di riportare il torneo dove merita dopo anni non semplici. Ora la sfida riguarda ciò che accadrà dopo: migliorare alcuni spazi del circolo, attrarre sponsor pronti a credere in un progetto stabile, continuare a investire sui giovani del territorio e sul settore giovanile.
Barletta ha dimostrato di saper accogliere tennis, e il tennis, a sua volta, può diventare un motore culturale ed economico per la città. Il Challenger di aprile non deve restare un appuntamento isolato, ma trasformarsi nel mattone di una nuova continuità: un percorso capace di unire competizione, formazione, turismo sportivo e legame con il territorio.
Se l’Open racconta il presente di Barletta, è adesso che si gioca il futuro. Su questa terra rossa che, ogni anno, riesce ancora a far brillare un’intera città.
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