Un gol atteso da tutti i tifosi biancorossi, quello di Gaetano Zingrillo che ieri, nella delicata sfida con il Vieste in Coppa Italia, ha siglato un sigillo importante, non solo per l’importanza visto che è valso l’accesso alle semifinali, ma soprattutto perché è il primo con la maglia del Barletta.
Un premio che arriva dopo più di anno, da quell’agosto in cui ad allenarsi con un gruppo composto quasi interamente da ragazzini c’era proprio Zingrillo che, con Peppe Sguera e Ruggiero Rizzi, doveva caricarsi sulle spalle il peso di una città amareggiata per il secondo fallimento. Da quel momento in poi, il mediano biancorosso ha dato sempre il 100% alla causa: corsa, grinta, quantità e soprattutto quella voglia di “ruggire” sull’avversario, quella grinta che ancora oggi rappresenta la voglia di una piazza intera, desiderosa di ritornare ai campionati che più le competono. Determinazione in campo, ma anche umiltà e soprattutto il coraggio di metterci sempre la faccia, dialogando, dopo una prestazione negativa, con i tifosi che hanno sempre trovato in lui, oltre che in Sguera e in Di Giorgio, la “porta” da cui accedere per arrivare alla squadra.
Un giocatore che, per attaccamento alla maglia e senso del sacrificio, farebbe comodo a qualsiasi squadra e che, dopo un inizio di campionato non semplice, ha preso progressivamente le redini del centrocampo biancorosso fino alla rete liberatoria di ieri. Domenica ci sarà l’Altamura, una partita che fa storia a sé e che Zingrillo sarà pronto ad affrontare con quella rabbia che, si spera, si possa vedere in tutta la squadra, nell’incontro più atteso della stagione.